È notizia già confermata dall’Agenzia per l’Italia digitale, AGID che dal 2023 non saranno più utilizzabili due dispositivi diffusi in Italia per la generazione di firme digitali. Il riferimento è ai due applicativi per firme digitali ossia alle smart card di tipo “Applet ID One Classic v1.01.1 en configuration CNS”, e smart card “TS-CNS con chip NXP ASEPCOS-CNS v1.84”.
Infatti, l’agenzia francese ANSSI (Agence nationale de la sécurité des systèmes d’information), organismo designato in Francia ai sensi dell’art. art. 30, c1 del Regolamento eIDAS per la certificazione dei dispositivi per la firma elettronica qualificata, ha deciso di ritirare i suddetti dispositivi, oramai con presenza residuale sul mercato francese.
Come riportato nel comunicato stampa di AGID del 24 maggio scorso, in Italia circa un milione di certificati di firma elettronica qualificata, pari al 25% dei certificati qualificati di firma digitale attivi, sono ospitati su smart card o token di tali tipologie. Le firme apposte con tali dispositivi dopo il 31 dicembre 2022, data prevista di revoca, non saranno valide.
Di conseguenza è iniziato il dibatto sulla validità di quei documenti sui quali è apposta la firma digitale che da gennaio poggerà su un certificato scaduto o non più valido.
Il tutto mentre, la Legge di Bilancio sta diventando terreno di scelta tra SPID e CIE. Infatti, merita di essere citata la proposta del sottosegretario all’Innovazione Butti per sostituire il sistema di identità digitale con la carta di identità elettronica. Parliamo di sistemi di autenticazione che permettono di accedere ai servizi digitali della Pubblica Amministrazione e che molte volte sono richieste anche per richiedere specifiche agevolazioni fiscali o bonus, si pensi al bonus 200 euro per le partite IVA.
Detto ciò, l’eventuale passaggio dovrà essere graduale considerando che ancora sono in molti quelli che hanno la carta d’identità cartacea; a ogni modo va valutato anche il costo richiesto per il rilascio delle della CIE e delle credenziali SPID, quest’ultime rilasciate anche da privati. La CIE ha un costo base di 16,79 euro ai quali vanno aggiunti i diritti di segreteria e diritti fissi che spettano al Comune, stabiliti in massimo 5,16 euro per diritto fisso e 0,26 euro per diritto di segreteria, per un totale di 22,21 euro. Per le credenziali SPID, ad esempio le Poste chiedono 12 euro; oramai è diventato quasi impossibile averle gratuitamente. A ogni modo, la CIE oltre a provare l’identità digitale del contribuente conserva la funzione tradizionale della carta di identità che non è altro quello di attestare i dati anagrafici della persona.
Questo documento fa parte del FocusMANOVRA 2023
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