Rassegna di giurisprudenza 31 gennaio 2025, n. 738

L'Ufficio ritiene, in difetto degli adempimenti prescritti dal codice civile, inopponibile al Fisco la cessione di fatto delle quote del socio di s.n.c.
Il socio di s.n.c. che non provveda tempestivamente - in conseguenza di recesso, esclusione, cessione della quota - a chiedere l'iscrizione nel registro delle imprese della modifica dell'atto costitutivo (per la s.n.c., art. 2295 c.c.) o non provi che l'A.F. ne fosse a conoscenza (art. 2300, comma terzo, c.c.) non può opporre, ai fini dell'applicazione dell'imposta sul suo reddito di partecipazione, la perdita della qualità di socio non iscritta e non comunicata (Cass. 25 maggio 2022, n. 16871; Cass. 26 febbraio 2002, n. 2812).
Ai sensi degli artt. 2290 e 2300 c.c., in forza dei quali il socio di una s.n.c. che cede la propria quota risponde, nei confronti dei terzi, delle obbligazioni sociali sorte fino al momento in cui la cessione sia iscritta nel registro imprese o a quello anteriore in cui il terzo ne sia venuto a conoscenza, è di generale applicazione, non riscontrandosi alcuna norma che ne circoscriva la portata al campo delle obbligazioni di origine negoziale con esclusione di quelle che trovano la loro fonte nella legge (Cass. 6 ottobre 2011, n. 20447).
La pubblicità costituisce fatto impeditivo di una responsabilità altrimenti normale che deve essere allegata e provata dal socio che opponga la cessione al fine di escludere la propria responsabilità per le obbligazioni sociali: con la conseguenza che rientra tra i poteri ufficiosi del giudice valutare, a fronte di una tale deduzione difensiva, se l'anzidetto onere sia stato o meno assolto (Cass. 27 marzo 2013, n. 7688).
Nella specie il detto onere non sia stato adempiuto dal contribuente, atteso che per espressa ammissione dello stesso non risulta posta in essere alcuna formale cessione della propria quota (50%) all'altro socio.