All’interno della complessa cornice della Riforma fiscale, che ha mosso i primi passi a marzo 2023, centrale sarà l'attuazione della Riforma del processo tributario e, conseguentemente, anche quella dei reati tributari. Rendere più celere il contenzioso tributario, anche di legittimità, e migliorare la qualità delle sentenze di merito potrà comportare un notevole impatto sulla fiducia degli operatori economici, compresi gli investitori esteri, e contribuire al rispetto degli impegni assunti con il PNRR.
D. L'argomento prescelto quest'anno per il convegno UGDCEC è "Il processo tributario alla luce della riforma". A suo parere, si tratta di una riforma reale, profonda, oppure era possibile o necessario intervenire in modo diverso?
R. Per rispondere in maniera secca possiamo dire che è una reale riforma, perchè fondata su aspetti rivoluzionari: la professionalizzazione della magistratura è la novità più eclatante e di impatto, attesa e sollecitata per anni da tutti gli operatori.
Il secondo elemento importante è l'aver introdotto e codificato esplicitamente l'onere della prova direttamente nel corpus normativo del D.Lgs. 546/1992.
Quindi non credo sia giusto sminuire la portata della riforma, ma, approfondendo quanto sopra, va detto che la "messa a terra" della riforma necessita di aggiustamenti: è giusto salvaguardare le professionalità già esistenti, ma è anche doveroso dare attuazione in tempi non eccessivamente lunghi, con concorsi che permettano l'ingresso a ruolo dei magistrati tributari in numero consono e in tempi non eccessivi.
Per quanto riguarda l'aspetto dell'onere della prova, c'è chi tende a sminuirne la portata, perchè si tratta di un principio che già insito nella norma codicistica (art. 2697 c.c.), ma è un segnale importante il fatto che sia stato introdotto esplicitamente nel testo del D.Lgs. 546/1992 e, come difensori, dobbiamo contribuire ad esaltarne la portata, visto che spesso nella pratica il sistema di presunzioni legali o che comunque "crea" la giurisprudenza va a sovvertire questo onere, come abbiamo evidenziato analiticamente come Unione anche l'anno scorso con una pubblicazione ad hoc. Voglio infine citare anche l'introduzione della prova testimoniale, una novità che va a rompere un tabù ormai desueto, a dimostrazione del fatto che non si può parlare di una riforma solo di facciata.
D. Il processo tributario, troppo spesso, è materia considerata più di competenza degli Avvocati piuttosto che dei Commercialisti. Senza nulla togliere alle qualità della prima categoria professionale, quali sono, a Suo avviso, le motivazioni che hanno generato questa situazione di fatto, che suona quanto meno anomale, e come porvi rimedio nel breve e nel lungo periodo?
R. Credo ci sia in realtà una confusione di fondo: per i non addetti ai lavori a volte, se si parla di processo, si pensa alla figura dell'avvocato, e non fa differenza che sia un procedimento di giustizia "ordinaria" o tributaria. Credo che l’equivoco nasca molto semplicemente da qui per alcuni, mentre i più riconoscono l'apporto che, come dottori commercialisti, offriamo al processo. La "peculiarità" del processo tributario - che ha permesso, nonostante mille difficoltà, che la giustizia tributaria funzioni in maniera tutto sommato relativamente rapida ed efficiente rispetto alla giustizia ordinaria - credo sia anche il frutto del know how apportato dalla categoria: la conoscenza approfondita, in particolare ma non solo, del sistema fiscale da parte della nostra categoria permette spesso di cogliere l'essenza di una questione e di rappresentarla efficacemente nella difesa dei nostri assistiti. E questa è una qualità apprezzata. I tentativi di una parte - invero minoritaria - di sigle dell'avvocatura di creazione di una riserva professionale esclusiva sono comprensibili, ma da biasimare. Intendiamo contrastare ogni tentativo in questo senso.
D. La legge delega per la riforma fiscale interviene, o meglio, promette di intervenire nell'arco di due anni, sull'intero impianto della normativa fiscale. In materia di contenzioso, condivide gli intendimenti emersi? Quali suggerimenti potrebbero essere ulteriormente forniti all'Esecutivo?
R. La riforma della giustizia tributaria ad opera della legge n. 130/2022 ha rappresentato senz’altro una tappa storica di cui, a sei mesi di distanza, diventa possibile fare un primo bilancio.
In occasione del 60° Congresso nazionale UNGDCEC, che si svolge a Palermo dal 27 al 29 aprile 2023, parleremo (anche) di quanto sia cambiato dall’entrata in vigore della riforma e di quanto ancora ci sia da fare per arrivare a conseguire l’obiettivo di una reale giustizia tributaria, ambito tanto bistrattato quanto cruciale per la vita di cittadini, imprese e per l’Amministrazione finanziaria e lo Stato.
Se, da un lato, l’istituzione della c.d. “quinta magistratura”, ovvero l’introduzione del giudice tributario di professione, costituisce infatti il primo fondamentale pilastro della riforma, in cui come Unione ci siamo fatti promotori dell’esigenza di mantenere l’accesso ai laureati in Economia, dall’altro l’attuazione concreta procede a rilento e con andamento incerto, tra mini concorsi con posti vacanti e soprattutto rischi di incostituzionalità per il venir meno della equidistanza del Giudice, ora dipendente del MEF, dalle parti in contenzioso.
D. Commercialisti ed Agenzia delle Entrate, un rapporto non sempre sereno. Da più parti si lamenta la mancanza di interlocuzione, l'impossibilità di accedere agli uffici e, più in generale, una "spersonalizzazione" dei rapporti che rende particolarmente difficile instaurare un dialogo, con la conseguenza di generare contenzioso forse evitabile. Condivide questo punto di vista? Più in generale, quali suggerimenti sul punto ritiene di poter fornire l'Unione?
R. La disintermediazione, in questo Paese, non è assolutamente possibile: di fatto la maggior parte - se non l’assoluta totalità - dei dati in possesso dell’Agenzia sono quelli che trasmettono i dottori commercialisti. Riuscire a fare in modo che per noi sia più facile accedere agli uffici ed avere un riscontro efficace e con un referente diretto aumenterebbe sicuramente la capacità da parte dello Stato di riscossione e diminuirebbe il contenzioso fra Stato e contribuenti. Come Unione abbiamo più volte proposto il patto fiscale, cioè un accordo fra contribuente e Agenzia delle entrate che venga contro garantito dal commercialista attraverso delle certificazioni e asseverazioni e con il quale si rimodula il debito rispetto a quella che è la capacità di sostentamento dello stesso da parte del contribuente.
D. Torniamo sulla legge delega per la riforma fiscale. Tra le novità annunciate, vi è quella del concordato preventivo. A Vostro avviso, la misura è di interesse ed è utile a contribuenti ed Erario? Oppure vi sono perplessità, ed in caso affermativo, quali?
R. Il concordato preventivo è quello che noi chiedevamo attraverso il patto fiscale: riteniamo che possa essere molto efficace, uno strumento ad hoc rispetto alla soluzione dell’incaglio dei debiti tributari. È molto più plausibile che un contribuente riesca ad onorare il debito rispetto a quelle che sono le proprie esigenze, piuttosto che questi riesca a farlo attraverso gli strumenti tipici fino ad ora applicati.
D. Tra le sanatorie introdotte dalla legge di bilancio 2023, oltre la sempre gettonatissima rottamazione, grande interesse è emerso per la sanatoria delle violazioni formali, in ragione delle innumerevoli irregolarità e problematiche nelle quali sono incorsi i contribuenti in ragione dei diversi obblighi connessi al cd. "fisco elettronico". A parere di molte, è così emerso, con evidenza quasi inaspettata, l'appesantimento che è derivato in termini di meri adempimenti a carico dei contribuenti e contribuenti; quanto sopra, senza evidenti benefici per le casse dello Stato. Vi è forse qualcosa da rivedere? Qual è la posizione dell'Unione sul punto?
R. Il grande processo di digitalizzazione che sta attraversando il nostro Fisco è di fatto sorretto da noi commercialisti, ma vi sono ancora tutt’oggi troppi adempimenti da sostenere. Molti di questi adempimenti sono di fatto duplicazioni, pertanto tutto ciò che può portare una semplificazione e razionalizzazione e calendario fiscale sarà sicuramente un vantaggio per dei professionisti e le casse dello Stato.
“Il cammino verso una riforma fiscale in grado di cambiare vecchi paradigmi”. La sfida dell’UNGDCEC
di Sandra Pennacini | 27 Aprile 2023
Al via il 27 aprile, a Palermo, il 60° Congresso Nazionale dell’Unione Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili. Tema dei lavori è la recente Riforma del processo tributario all'interno della cornice più ampia della Riforma fiscale. Ne parliamo con Presidente UNGDCEC, Matteo De Lise.
All’interno della complessa cornice della Riforma fiscale, che ha mosso i primi passi a marzo 2023, centrale sarà l'attuazione della Riforma del processo tributario e, conseguentemente, anche quella dei reati tributari. Rendere più celere il contenzioso tributario, anche di legittimità, e migliorare la qualità delle sentenze di merito potrà comportare un notevole impatto sulla fiducia degli operatori economici, compresi gli investitori esteri, e contribuire al rispetto degli impegni assunti con il PNRR.
D. L'argomento prescelto quest'anno per il convegno UGDCEC è "Il processo tributario alla luce della riforma". A suo parere, si tratta di una riforma reale, profonda, oppure era possibile o necessario intervenire in modo diverso?
R. Per rispondere in maniera secca possiamo dire che è una reale riforma, perchè fondata su aspetti rivoluzionari: la professionalizzazione della magistratura è la novità più eclatante e di impatto, attesa e sollecitata per anni da tutti gli operatori.
Il secondo elemento importante è l'aver introdotto e codificato esplicitamente l'onere della prova direttamente nel corpus normativo del D.Lgs. 546/1992.
Quindi non credo sia giusto sminuire la portata della riforma, ma, approfondendo quanto sopra, va detto che la "messa a terra" della riforma necessita di aggiustamenti: è giusto salvaguardare le professionalità già esistenti, ma è anche doveroso dare attuazione in tempi non eccessivamente lunghi, con concorsi che permettano l'ingresso a ruolo dei magistrati tributari in numero consono e in tempi non eccessivi.
Per quanto riguarda l'aspetto dell'onere della prova, c'è chi tende a sminuirne la portata, perchè si tratta di un principio che già insito nella norma codicistica (art. 2697 c.c.), ma è un segnale importante il fatto che sia stato introdotto esplicitamente nel testo del D.Lgs. 546/1992 e, come difensori, dobbiamo contribuire ad esaltarne la portata, visto che spesso nella pratica il sistema di presunzioni legali o che comunque "crea" la giurisprudenza va a sovvertire questo onere, come abbiamo evidenziato analiticamente come Unione anche l'anno scorso con una pubblicazione ad hoc. Voglio infine citare anche l'introduzione della prova testimoniale, una novità che va a rompere un tabù ormai desueto, a dimostrazione del fatto che non si può parlare di una riforma solo di facciata.
D. Il processo tributario, troppo spesso, è materia considerata più di competenza degli Avvocati piuttosto che dei Commercialisti. Senza nulla togliere alle qualità della prima categoria professionale, quali sono, a Suo avviso, le motivazioni che hanno generato questa situazione di fatto, che suona quanto meno anomale, e come porvi rimedio nel breve e nel lungo periodo?
R. Credo ci sia in realtà una confusione di fondo: per i non addetti ai lavori a volte, se si parla di processo, si pensa alla figura dell'avvocato, e non fa differenza che sia un procedimento di giustizia "ordinaria" o tributaria. Credo che l’equivoco nasca molto semplicemente da qui per alcuni, mentre i più riconoscono l'apporto che, come dottori commercialisti, offriamo al processo. La "peculiarità" del processo tributario - che ha permesso, nonostante mille difficoltà, che la giustizia tributaria funzioni in maniera tutto sommato relativamente rapida ed efficiente rispetto alla giustizia ordinaria - credo sia anche il frutto del know how apportato dalla categoria: la conoscenza approfondita, in particolare ma non solo, del sistema fiscale da parte della nostra categoria permette spesso di cogliere l'essenza di una questione e di rappresentarla efficacemente nella difesa dei nostri assistiti. E questa è una qualità apprezzata. I tentativi di una parte - invero minoritaria - di sigle dell'avvocatura di creazione di una riserva professionale esclusiva sono comprensibili, ma da biasimare. Intendiamo contrastare ogni tentativo in questo senso.
D. La legge delega per la riforma fiscale interviene, o meglio, promette di intervenire nell'arco di due anni, sull'intero impianto della normativa fiscale. In materia di contenzioso, condivide gli intendimenti emersi? Quali suggerimenti potrebbero essere ulteriormente forniti all'Esecutivo?
R. La riforma della giustizia tributaria ad opera della legge n. 130/2022 ha rappresentato senz’altro una tappa storica di cui, a sei mesi di distanza, diventa possibile fare un primo bilancio.
In occasione del 60° Congresso nazionale UNGDCEC, che si svolge a Palermo dal 27 al 29 aprile 2023, parleremo (anche) di quanto sia cambiato dall’entrata in vigore della riforma e di quanto ancora ci sia da fare per arrivare a conseguire l’obiettivo di una reale giustizia tributaria, ambito tanto bistrattato quanto cruciale per la vita di cittadini, imprese e per l’Amministrazione finanziaria e lo Stato.
Se, da un lato, l’istituzione della c.d. “quinta magistratura”, ovvero l’introduzione del giudice tributario di professione, costituisce infatti il primo fondamentale pilastro della riforma, in cui come Unione ci siamo fatti promotori dell’esigenza di mantenere l’accesso ai laureati in Economia, dall’altro l’attuazione concreta procede a rilento e con andamento incerto, tra mini concorsi con posti vacanti e soprattutto rischi di incostituzionalità per il venir meno della equidistanza del Giudice, ora dipendente del MEF, dalle parti in contenzioso.
D. Commercialisti ed Agenzia delle Entrate, un rapporto non sempre sereno. Da più parti si lamenta la mancanza di interlocuzione, l'impossibilità di accedere agli uffici e, più in generale, una "spersonalizzazione" dei rapporti che rende particolarmente difficile instaurare un dialogo, con la conseguenza di generare contenzioso forse evitabile. Condivide questo punto di vista? Più in generale, quali suggerimenti sul punto ritiene di poter fornire l'Unione?
R. La disintermediazione, in questo Paese, non è assolutamente possibile: di fatto la maggior parte - se non l’assoluta totalità - dei dati in possesso dell’Agenzia sono quelli che trasmettono i dottori commercialisti. Riuscire a fare in modo che per noi sia più facile accedere agli uffici ed avere un riscontro efficace e con un referente diretto aumenterebbe sicuramente la capacità da parte dello Stato di riscossione e diminuirebbe il contenzioso fra Stato e contribuenti. Come Unione abbiamo più volte proposto il patto fiscale, cioè un accordo fra contribuente e Agenzia delle entrate che venga contro garantito dal commercialista attraverso delle certificazioni e asseverazioni e con il quale si rimodula il debito rispetto a quella che è la capacità di sostentamento dello stesso da parte del contribuente.
D. Torniamo sulla legge delega per la riforma fiscale. Tra le novità annunciate, vi è quella del concordato preventivo. A Vostro avviso, la misura è di interesse ed è utile a contribuenti ed Erario? Oppure vi sono perplessità, ed in caso affermativo, quali?
R. Il concordato preventivo è quello che noi chiedevamo attraverso il patto fiscale: riteniamo che possa essere molto efficace, uno strumento ad hoc rispetto alla soluzione dell’incaglio dei debiti tributari. È molto più plausibile che un contribuente riesca ad onorare il debito rispetto a quelle che sono le proprie esigenze, piuttosto che questi riesca a farlo attraverso gli strumenti tipici fino ad ora applicati.
D. Tra le sanatorie introdotte dalla legge di bilancio 2023, oltre la sempre gettonatissima rottamazione, grande interesse è emerso per la sanatoria delle violazioni formali, in ragione delle innumerevoli irregolarità e problematiche nelle quali sono incorsi i contribuenti in ragione dei diversi obblighi connessi al cd. "fisco elettronico". A parere di molte, è così emerso, con evidenza quasi inaspettata, l'appesantimento che è derivato in termini di meri adempimenti a carico dei contribuenti e contribuenti; quanto sopra, senza evidenti benefici per le casse dello Stato. Vi è forse qualcosa da rivedere? Qual è la posizione dell'Unione sul punto?
R. Il grande processo di digitalizzazione che sta attraversando il nostro Fisco è di fatto sorretto da noi commercialisti, ma vi sono ancora tutt’oggi troppi adempimenti da sostenere. Molti di questi adempimenti sono di fatto duplicazioni, pertanto tutto ciò che può portare una semplificazione e razionalizzazione e calendario fiscale sarà sicuramente un vantaggio per dei professionisti e le casse dello Stato.
Questo documento fa parte del FocusRIFORMA FISCALE 2023
Quali sono gli elementi più eclatanti della Riforma del processo tributario?
La professionalizzazione della magistratura e l'introduzione dell'onere della prova direttamente nel corpus normativo del D.Lgs. 546/1992.
Come spiegherebbe la peculiarità del processo tributario agli estranei alla materia?
La peculiarità del processo tributario deriva dal know how apportato dalla categoria dei dottori commercialisti, che permette una rapida ed efficente funzione della giustizia tributaria rispetto alla giustizia ordinaria.
Qual è il bilancio a sei mesi dall'entrata in vigore della riforma della giustizia tributaria?
Si parlerà del bilancio in occasione del 60° Congresso nazionale UNGDCEC, sottolineando sia le novità introdotte come la quinta magistratura, sia le incertezze e i rischi ancora presenti nell'attuazione della riforma.
Qual è la posizione dell'Unione in merito al rapporto tra Commercialisti ed Agenzia delle Entrate?
L'Unione propone il patto fiscale come strumento di riconciliazione tra contribuente e Agenzia delle entrate, al fine di ridurre il contenzioso e agevolare la riscossione.
Qual è la posizione dell'Unione riguardo al concordato preventivo introdotto dalla legge delega per la riforma fiscale?
L'Unione ritiene che il concordato preventivo possa essere efficace come strumento per risolvere l'incaglio dei debiti tributari.