Dopo la morte del dipendente esposto per anni all'amianto l'azienda risarcisce gli eredi se non prova le misure di prevenzione adottate per proteggere i lavoratori: il fatto che l'asbesto fosse dannoso per la salute si sapeva dagli inizi del Novecento, mentre il datore per andare esente da colpa non può sostenere che non sapesse della nocività dell'amianto a piccole dosi, «ma dovrebbe dimostrare cosa ha fatto in positivo», dunque le misure adottate per abbattere le polveri killer, fra quelle che erano disponibili all'epoca; non conta invece che il mesotelioma pleurico non fosse stato ancora correlato all'amianto in modo compiuto. Così la Corte di cassazione civile, sez. lavoro, nell'ordinanza n. 4084 del 17/02/2025.
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