Rassegna di Giurisprudenza 24 aprile 2025, n. 595

Il Fatto

Un lavoratore impugnava il licenziamento disciplinare intimato.

Il Tribunale e la Corte d’Appello rigettavano la domanda e  il lavoratore ricorreva per cassazione.

Il Diritto

La corte ricorda che i vizi procedurali correlati all’audizione del dipendente possono dare luogo a nullità del procedimento e della conseguente sanzione non di per sé soli, ma unicamente ove l’interessato dimostri di aver sofferto un concreto pregiudizio al proprio diritto di difesa. In particolare, circa la richiesta di differimento dell’audizione Non ogni impedimento, dunque, legittima un differimento dell’audizione, bensì solo quello qualificato come grave ed oggettivo, che coincide esattamente con le ‘patologie estreme’ ovvero oggettivamente apprezzabili e gravi: in altre parole un minimale stato febbrile, un generico stato ansioso depressivo, una lombo sciatalgia, un lieve infortunio fisico, sono stati ritenuti né gravi né oggettivi, e non sono dunque ostativi in modo assoluto al pieno esercizio del diritto di difesa (anche tramite rilascio di delega o invio di memoria difensiva).

La corte osserva poi che in tema di licenziamento (per giusta causa ovvero con preavviso), l’accertamento dei fatti e il successivo giudizio in ordine alla gravità e proporzione della sanzione espulsiva adottata sono demandati all’apprezzamento del giudice di merito, che ‒ anche qualora riscontri l’astratta corrispondenza dell’infrazione contestata alla fattispecie tipizzata contrattualmente – è tenuto a valutare la legittimità e congruità della sanzione inflitta, tenendo conto di ogni aspetto concreto della vicenda, con giudizio che, se sorretto da adeguata e logica motivazione, è incensurabile in sede di legittimità.

La corte pertanto rigetta il ricorso.