Migliaia di lettere di compliance recapitate alle partite IVA. Le comunicazioni inviate in modalità massiva segnalano la presenza di una situazione anomala nella dichiarazione dei redditi presentata lo scorso 31 ottobre 2024 (anno d’imposta 2023) e “invitano” nuovamente a valutare l’ipotesi di aderire al CPB, entro il 12 dicembre 2024.
Si legge:
“Ogni anno l’Agenzia, sulla base dei continui aggiornamenti delle informazioni che confluiscono nelle banche dati che costituiscono il proprio patrimonio informativo, individua casi anomali che, dopo ulteriori approfondimenti, sono selezionati per l’attività di controllo. In tale contesto, è stato rilevato che la sua dichiarazione per l’anno 2023 indica un reddito derivante da attività d’impresa inferiore a quello dei dipendenti che lavorano nello stesso settore economico. Questo aspetto, in assenza di giustificazioni oggettive, può essere considerato anomalo”.
Seguono le indicazioni per rendere coerente il reddito dichiarato con il valore minimo di settore, proponendo due diverse soluzioni:
L’equiparazione controversa del reddito d’impresa o da lavoro autonomo con quello dei lavoratori dipendenti che lavorano nel medesimo settore fa discutere. ADC, AIDC e UNGDCEC hanno fatto notare che “Ancora una volta l’Agenzia, con comunicazioni prive di contenuto tecnico informativo, crea a tappeto paure infondate nei nostri clienti che inevitabilmente si rivolgono a noi per ricevere assistenza, che si traduce in consulenza a basso valore aggiunto che richiede ore ed ore del nostro tempo, che difficilmente riusciremo a farci retribuire”.
“Le lettere di compliance - continua la nota stampa -, introdotte con l’intento di favorire il corretto adempimento degli obblighi fiscali e la trasparenza nei confronti dell’Amministrazione finanziaria, sembrano diventate uno strumento intimidatorio, volto a indurre il contribuente a prendere determinate decisioni. Questa sembra essere l’ennesima richiesta di adesione al Concordato preventivo biennale, strumento che, è del tutto evidente, non ha riscosso il successo sperato dal Legislatore. I contribuenti e i commercialisti che li assistono, seppur con tante difficoltà, hanno già effettuato le valutazioni circa l’adesione al concordato preventivo biennale e un eventuale cambio di idee non può essere frutto di una lettera dai toni inopportuni”.
Si tratta di una anomalia direttamente correlata al nuovo indicatore individuato dalla Nota tecnica e metodologica attuativa del Concordato preventivo biennale, contenuta nell’All. 1 al D.M. 14 giugno 2024.
L’anomalia deriva dal confronto:
La Nota tecnica del CPB, per ciascun settore di attività, ha analizzato la distribuzione della spesa media per dipendente dichiarata negli ultimi anni dai contribuenti che operano nell’ambito di tale settore. Ha, quindi, individuato un:
In sostanza, risulta anomalo che il datore di lavoro dichiari un reddito inferiore a quanto corrisposto mediamente ai propri dipendenti.
In particolare:
Dunque, il software Il TuoIsa confronta il reddito concordato in via di formazione con il reddito minimo settoriale (indicato nell’All. 1, del D.M. 14 giugno 2024 nella colonna “limite sett”), assumendo, nel calcolo concordato, il maggiore dei due valori.
Ora, l’Agenzia delle Entrate assume il medesimo meccanismo confrontando, tuttavia:
Quindi un imprenditore che dichiara nel quadro RF/RG per l’anno 2023 un reddito di € 18.000, cioè inferiore a €. 18.984, riceverebbe la lettera di compliance.
Le soluzioni - Secondo l’Ufficio, il contribuente può regolarizzare la posizione:
Le motivazioni che inducono a considerare giustificata l’anomalia vanno tarate sul contribuente. È opportuno documentare il più possibile dette situazioni, in attesa di eventuali successive notifiche.
La richiesta dell’Agenzia, che ritiene che il contribuente possa “rendere il reddito coerente con il valore minimo di settore” aderendo al CPB sul 2024-2025, stimola il contribuente, in sostanza, a coprire anche l’anno 2023, oltre al biennio 2024-2025 con l’adesione al CPB (con un reddito concordato che risulterà probabilmente più elevato) e gli anni pregressi 2018-2022 con il regime del ravvedimento.
Il contribuente che non dovesse aderire alle proposte dell’Agenzia non deve affrontare un rischio immediato. Si tratta di attendere l’eventuale schema d’atto o avviso basato su “presunzioni semplici”. In particolare, ove a seguito di approfondimenti successivi, l’Ufficio dovesse rinvenire ulteriori situazioni di anomalia, potrebbero allora elaborare un accertamento analitico-induttivo (per la presenza di più presunzioni gravi precise e concordanti, anche grazie alle osservazioni che dopo lo schema d’atto verranno fornite dal contribuente all’Ufficio). Il mancato adeguamento alle proposte, potrebbe portare sicuramente all’inserimento nelle “liste selettive” per l’accertamento futuro da parte dell’Agenzia delle Entrate, come la norma istitutiva del CPB aveva di fatto già promesso.
Sullo stesso argomento:Regime di adempimento collaborativo
Errore di accesso al sistema, riprova tra qualche minuto
Prova nuovamente ad eseguire l'accessoATTENZIONE: 10 tentativi rimasti prima di bloccare l'account.
Se non ricordi la password clicca qui
Operazione riuscita correttamente
Si è verificato un errore, riprova più tardi
Funzionalità non abilitata per utenti Demo
La funzione di ricerca è disponibile solo per gli utenti abbonati