Molti operatori stanno approcciando il nuovo strumento di compliance in questi giorni.
I dubbi dei colleghi si stanno focalizzando su due direttrici:
L'aspetto IVA - Il concordato preventivo non esplica alcun effetto ai fini Iva (art. 18 , D.Lgs. n. 13/2024), in ragione della indisponibilità di tale imposta prevista dalle normative comunitarie.
All’art. 18 del D.Lgs. n. 13/2024 in sostanza viene previsto che l’adesione al concordato non produce effetti a fini dell’imposta sul valore aggiunto, la cui applicazione avviene secondo le regole ordinarie, mentre al successivo art. 19 viene disposto che, fermo restando quanto statuito agli articoli 15, 16 e 17, gli eventuali maggiori o minori redditi effettivi, o maggiori o minori valori della produzione netta effettivi, nel periodo di vigenza del concordato, non rilevano ai fini della determinazione delle imposte sui redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive, nonché dei contributi previdenziali obbligatori, fatta salva la possibilità per il contribuente di versare comunque i contributi sulla parte eccedente il reddito concordato.
L’accettazione della proposta obbliga, quindi, il contribuente, nei periodi d’imposta oggetto di CPB, ad adempiere agli ordinari obblighi contabili e dichiarativi e a riportare gli importi concordati nelle dichiarazioni dei redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive.
I soggetti che hanno aderito alla proposta:
L’adesione al concordato non produce effetti a fini dell’imposta sul valore aggiunto. L'unico effetto è che chi accetterà i valori proposti dall’AF si vedrà applicare il trattamento di favore riservato ai contribuenti giudicati più “affidabili”, tra cui l’esonero dal visto di conformità per le compensazioni e i rimborsi fino a 50.000 euro nell’IVA e fino a 20.000 euro nelle imposte dirette (le soglie sono in via di innalzamento nella riforma) e l’esclusione dalle regole delle società non operative.
Il reddito concordato per il biennio 2024-2025 - Dalle prime simulazioni sui calcoli del software "Il tuo Isa" emerge che il reddito richiesto per il biennio sia di poco superiore rispetto ai ricavi dichiarati nell'anno 2023.
Ad esempio, un commercialista che dichiara nel 2023 ricavi per euro 117.830 con voto Isa pari a 10, per il biennio 2024-2025 il software propone un reddito concordato rispettivamente di euro 118.597 e di euro 119.844, con un incremento minimo di 767 euro nel 1° anno e di 2.014 nel 2° anno.
La compilazione del rigo P4 nel caso di un commercialista, e in generale di un lavoratore autonomo, viene determinato nel seguente modo:
Importo da indicare al rigo P4:
RE21 col. 5 (totale compensi del rigo RE6 - totale spese del rigo RE20) |
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Infatti, i redditi oggetto di Concordato riguardano:
Il reddito di lavoro autonomo derivante dall’esercizio di arti e professioni non può assumere un valore inferiore a 2.000 euro.
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