Rassegna di giurisprudenza 9 agosto 2024, n. 715

Si eccepisce l’applicabilità del termine dilatorio, contestando anche il mancato riconoscimento del diritto al contraddittorio preventivo, sebbene la ripresa riguardasse anche tributi armonizzati.
Nei casi di accertamento a tavolino, l'A.F. ha un obbligo generale di contraddittorio endoprocedimentale, la cui violazione comporta l'invalidità dell'atto impositivo, purché il contribuente abbia assolto all'onere di enunciare in concreto le ragioni che avrebbe potuto fare valere e non abbia proposto un'opposizione meramente pretestuosa, esclusivamente per i tributi armonizzati, mentre, per quelli non armonizzati, non è rinvenibile, nella legislazione nazionale, un analogo generalizzato vincolo, sicché esso sussiste solo per le ipotesi in cui risulti specificamente sancito (Cass., Sez. U, 9 dicembre 2015, n. 24823).
Nella specie, versandosi in presenza di accertamento effettuato presso gli uffici dell'A.F., non sussisteva alcun obbligo di contraddittorio endoprocedimentale rispetto ai tributi non armonizzati oggetto di ripresa.
Circa l'IVA, invece, poiché per le modalità di svolgimento del contraddittorio non è prescritta alcuna forma vincolata, è sufficiente (e necessario) che esso, quando previsto, si realizzi in modo effettivo quali che siano gli strumenti in concreto adottati, siano essi il ricorso a procedure partecipative o l'impiego di altri meccanismi finalizzati all'interlocuzione preventiva, come l'inoltro di questionari, il riconoscimento dell'accesso agli atti o altre attività funzionali a tale obiettivo (Cass. 19 luglio 2021, n. 20436).
Nella specie, il contribuente è stato invitato a esibire documenti, per verificare la regolarità della sua posizione contabile e fiscale e, al deposito di tali documenti, sono stati redatti i relativi verbali di consegna; tale contatto con il contribuente è idoneo a essere qualificato quale contraddittorio endoprocedimentale.