Si discute del valore probatorio della perizia di parte prodotta per dimostrare la correttezza della dichiarazione doganale.
Anche se nel processo tributario, nel quale esiste un maggiore spazio per le prove cosiddette atipiche, anche la perizia di parte può costituire fonte di convincimento del giudice, che può elevarla a fondamento della decisione, a condizione che spieghi le ragioni per le quali la ritenga corretta e convincente (Cass., Sez. 5, 23 febbraio 2022, n. 6038), la perizia stragiudiziale, che costituisce una semplice allegazione difensiva a contenuto tecnico (Cass., Sez. U, 3 giugno 2013, n. 13902), non ha valore di prova nemmeno rispetto ai fatti che il consulente asserisce di avere accertato, ma solo di indizio, al pari di ogni documento proveniente da terzi, ovvero di mero argomento di prova (Cass., Sez. 6-5, 9 aprile 2018, n. 8621), così che la valutazione della stessa è rimessa all'apprezzamento discrezionale del giudice di merito che non è obbligato in nessun caso a tenerne conto (Cass., Sez. 5, 27 dicembre 2018, n. 33503; Cass., Sez. 5, 23 novembre 2022, n. 34450).
Spetta in via esclusiva al giudice di merito il compito di individuare le fonti del proprio convincimento, di assumere e valutare le prove, di controllarne l'attendibilità e la concludenza, di scegliere, tra le complessive risultanze del processo, quelle ritenute maggiormente idonee a dimostrare la veridicità dei fatti a esse sottesi, dando così liberamente prevalenza all'uno o all'altro dei mezzi di prova acquisiti, salvo i casi tassativamente previsti dalla legge (Cass., Sez. 5, 4 agosto 2017, n. 19547).
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