Recentemente si sta assistendo a una intensa attività di recupero di taluni tributi locali, in particolare dell’Imposta municipale unica (IMU), da parte di alcuni enti locali a carico di enti non commerciali (associazioni di volontariato, parrocchie e altro ancora), anche appartenenti al Terzo settore. La contestazione ricorrente è quella relativa all’esercizio delle attività con modalità commerciali, tenendo conto dei dati indicati nei bilanci degli ETS che, però, non rilevano tra le spese taluni esorbitanti costi “figurativi” come quello relativo alle attività prestate dai volontari o derivanti da altre particolari situazioni (beni strumentali ottenuti gratuitamente, utilizzo gratuito di immobili e quant’altro) o quella per la quale l’ente comodante, che concede a uso gratuito una unità immobiliare o una parte di essa, non possiede un collegamento “funzionale” e “strutturale” con l’ente comodatario. L’ente colpito dalla richiesta del comune deve procedere, quindi, con una attenta analisi della propria struttura, avendo cura di evidenziare all’ente locale le proprie peculiarità, in termini di esercizio delle attività con modalità non commerciali o di collegamento funzionale, in presenza di immobili concessi in godimento gratuito.
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