Il moltiplicatore del reddito medio aggregato
Il dibattito sull’organizzazione dello studio professionale e, in particolare, sul tema dell’aggregazione professionale ha messo in luce i limiti di una normativa che, soprattutto in ambito fiscale, penalizza fortemente le aggregazioni, sia nella forma di studio associato che in quella di società tra professionisti (STP).
Il Documento dei Commercialisti evidenzia che i numeri ci dicono, infatti, che le aggregazioni professionali sono poche e sono piccole, ma ci dicono anche che funzionano meglio.
I dati confermano, invero, che i commercialisti che esercitano la professione in forma aggregata, vale a dire in forma associata e/o societaria, realizzano performance in termini di fatturato e di reddito professionale nettamente superiori a chi esercita in forma individuale.
Per rendercene conto pienamente, lo Studio dei Commercialisti ha condotto una ricerca sui dati reddituali delle Casse di previdenza dei Commercialisti e ha elaborato un nuovo indicatore rappresentato dal rapporto tra il reddito medio di un commercialista che esercita in forma aggregata e quello di un commercialista che esercita in forma individuale.
Lo Studio ha definito tale indicatore come il “moltiplicatore del reddito aggregato”; ha così rilevato un moltiplicatore medio superiore a 2, vale a dire che, mediamente, chi esercita in forma aggregata (associata e/o societaria) realizza un reddito professionale netto più del doppio di chi esercita in forma individuale.
In particolare, il moltiplicatore del reddito medio aggregato rispetto a quello individuale è pari a 2,41.
Le statistiche reddituali per tipologia di studio
I dati riportati sono relativi agli ultimi 3 anni per i quali sono state effettuate le comunicazioni dei redditi dei singoli iscritti alle Casse di previdenza.
L’anno indicato è relativo alle comunicazioni effettuate, pertanto i dati reddituali trasmessi sono relativi al periodo d’imposta dell’anno precedente.
La serie di dati è dunque relativa al periodo 2020-2022, con riferimento, però, ai periodi d’imposta 2019-2021.
Le variazioni annuali e di periodo risentono, dunque, della variabilità collegata all’emergenza covid-19 che nel 2020 ha determinato un crollo del PIL, poi rimbalzato nel 2021, a seguito della ripresa post-covid.
In realtà, tra il 2020 e il 2022, i redditi dei commercialisti sono aumentati in valore del 10,5% e sono passati dai 61.612 euro del 2020 (anno d’imposta 2019) ai 68.073 euro del 2022 (anno d’imposta 2021).
Le statistiche reddituali per classi di età, genere e territorio
Lo Studio dei Commercialisti mostra molto chiaramente che gli indicatori esaminati presentano una discreta variabilità intorno alla media nazionale.
In particolare, è fatto notare il livello particolarmente basso del tasso di aggregazione per i commercialisti fino a 40 anni che presentano un valore pari all’8,2%, ben lontano dalla media nazionale del 20,1%.
Lo stesso tasso sale al 21,8% per chi si trova nella classe centrale, vale a dire per i commercialisti tra 41 e 60 anni ed è ancora più elevato per gli over-60 raggiungendo in questo caso il 23,6%.
Allo stesso modo, il tasso di aggregazione è più elevato per gli uomini (21,9%) rispetto alle donne (16,5%).
A livello geografico, si registra una tendenza all’aggregazione professionale più elevata nelle Regioni settentrionali rispetto a quelle centrali e meridionali.
Infatti, nel Nord-Est, dove si raggiunge il valore più elevato, il tasso di aggregazione è pari al 26,5%, mentre nel Nord-Ovest è poco più basso, cioè il 26,2%.
Lo stesso tasso scende al 20,3% nel Centro risultando di poco superiore alla media nazionale e crolla all’11,2% nel Sud.
Il reddito medio aggregato, invece, è più elevato per la classe centrale dove raggiunge i 134.073 euro rispetto alle altre 2 classi.
I commercialisti fino a 40 anni si fermano a 78.027 euro, mentre gli over-60 arrivano a 124.403 euro.
Per quanto riguarda il genere, i commercialisti maschi presentano un reddito medio aggregato pari a 144.508 euro rispetto a 82.236 euro per le donne.
I divari reddituali per età, genere e territorio
Lo Studio dei Commercialisti evidenzia che nell’analisi dei moltiplicatori per classi di età, appare ancora più evidente nell’analisi del divario reddituale intergenerazionale per classi di età e tipologia di studio.
Infatti, tale divario, pari a 45,2% per l’individuale, si riduce a 37,3% per l’aggregato rispetto a un divario totale del 53,8%.
Per quanto riguarda il genere, il divario reddituale a livello di studio individuale è pari al 36,2% e sale al 43,1% per lo studio aggregato rispetto a una media generale del 41,9%.
Questo vuol dire che, mentre la prima classe di età, con l’aggregazione professionale riesce a ridurre il divario, per le donne accade il contrario.
Infine, sul piano territoriale, il divario reddituale, calcolato facendo il rapporto tra Sud e Nord-Ovest, raggiunge una cifra molto elevata per lo studio aggregato rispetto all’individuale, praticamente il 66,6% rispetto al 47,9%, mentre il divario totale è pari al 59,8%.
Questo significa che l’aggregazione professionale al Sud ha una capacità molto bassa di sovra-performare rispetto a quanto avviene nelle Regioni settentrionali e in particolare in quelle del Nord-Ovest.
Le conclusioni
Lo Studio, in conclusione, evidenzia che l’analisi del moltiplicatore del reddito medio aggregato ha mostrato la capacità dell’aggregazione professionale di ottenere risultati migliori, nell’esercizio della professione di commercialista, rispetto all’esercizio della professione in forma individuale.
Tale capacità varia, però, in modo significativo rispetto all’età, al genere e al territorio in cui opera il singolo professionista.
Riferimenti normativi:
Le aggregazioni tra commercialisti aumentano i ricavi
di Studio tributario Gavioli & Associati | 30 Novembre 2023
Il commercialista che esercita la professione in forma aggregata dichiara un reddito professionale netto 2,4 volte più grande di un commercialista che esercita in forma individuale. È questo il risultato principale che emerge dal Documento “L’effetto moltiplicatore delle aggregazioni professionali dei Commercialisti” realizzato dal Consiglio Nazionale e dalla Fondazione Nazionale di Ricerca dei Commercialisti sui redditi medi dei commercialisti per tipologia di studio. Il Documento dei Commercialisti, pubblicato il 24 novembre 2023, non lascia dubbi su quanto le aggregazioni rappresentino un valore aggiunto per la professione e una strada da seguire con più convinzione in futuro. È dunque importante la rimozione degli ostacoli all’aggregazione, specie quelli di natura normativa a partire dalle limitazioni di carattere fiscale, su cui, in realtà, è già intervenuta in parte la Legge delega per la Riforma fiscale con l’estensione del principio di neutralità alle operazioni di aggregazione e riorganizzazione degli studi professionali in società tra professionisti; è quanto affermato dal Presidente del Consiglio Nazionale dei Commercialisti, Elbano de Nuccio, a commento dell’interessante Documento pubblicato dal CNDCEC e dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti.
Il moltiplicatore del reddito medio aggregato
Il dibattito sull’organizzazione dello studio professionale e, in particolare, sul tema dell’aggregazione professionale ha messo in luce i limiti di una normativa che, soprattutto in ambito fiscale, penalizza fortemente le aggregazioni, sia nella forma di studio associato che in quella di società tra professionisti (STP).
Il Documento dei Commercialisti evidenzia che i numeri ci dicono, infatti, che le aggregazioni professionali sono poche e sono piccole, ma ci dicono anche che funzionano meglio.
I dati confermano, invero, che i commercialisti che esercitano la professione in forma aggregata, vale a dire in forma associata e/o societaria, realizzano performance in termini di fatturato e di reddito professionale nettamente superiori a chi esercita in forma individuale.
Per rendercene conto pienamente, lo Studio dei Commercialisti ha condotto una ricerca sui dati reddituali delle Casse di previdenza dei Commercialisti e ha elaborato un nuovo indicatore rappresentato dal rapporto tra il reddito medio di un commercialista che esercita in forma aggregata e quello di un commercialista che esercita in forma individuale.
Lo Studio ha definito tale indicatore come il “moltiplicatore del reddito aggregato”; ha così rilevato un moltiplicatore medio superiore a 2, vale a dire che, mediamente, chi esercita in forma aggregata (associata e/o societaria) realizza un reddito professionale netto più del doppio di chi esercita in forma individuale.
In particolare, il moltiplicatore del reddito medio aggregato rispetto a quello individuale è pari a 2,41.
Le statistiche reddituali per tipologia di studio
I dati riportati sono relativi agli ultimi 3 anni per i quali sono state effettuate le comunicazioni dei redditi dei singoli iscritti alle Casse di previdenza.
L’anno indicato è relativo alle comunicazioni effettuate, pertanto i dati reddituali trasmessi sono relativi al periodo d’imposta dell’anno precedente.
La serie di dati è dunque relativa al periodo 2020-2022, con riferimento, però, ai periodi d’imposta 2019-2021.
Le variazioni annuali e di periodo risentono, dunque, della variabilità collegata all’emergenza covid-19 che nel 2020 ha determinato un crollo del PIL, poi rimbalzato nel 2021, a seguito della ripresa post-covid.
In realtà, tra il 2020 e il 2022, i redditi dei commercialisti sono aumentati in valore del 10,5% e sono passati dai 61.612 euro del 2020 (anno d’imposta 2019) ai 68.073 euro del 2022 (anno d’imposta 2021).
Le statistiche reddituali per classi di età, genere e territorio
Lo Studio dei Commercialisti mostra molto chiaramente che gli indicatori esaminati presentano una discreta variabilità intorno alla media nazionale.
In particolare, è fatto notare il livello particolarmente basso del tasso di aggregazione per i commercialisti fino a 40 anni che presentano un valore pari all’8,2%, ben lontano dalla media nazionale del 20,1%.
Lo stesso tasso sale al 21,8% per chi si trova nella classe centrale, vale a dire per i commercialisti tra 41 e 60 anni ed è ancora più elevato per gli over-60 raggiungendo in questo caso il 23,6%.
Allo stesso modo, il tasso di aggregazione è più elevato per gli uomini (21,9%) rispetto alle donne (16,5%).
A livello geografico, si registra una tendenza all’aggregazione professionale più elevata nelle Regioni settentrionali rispetto a quelle centrali e meridionali.
Infatti, nel Nord-Est, dove si raggiunge il valore più elevato, il tasso di aggregazione è pari al 26,5%, mentre nel Nord-Ovest è poco più basso, cioè il 26,2%.
Lo stesso tasso scende al 20,3% nel Centro risultando di poco superiore alla media nazionale e crolla all’11,2% nel Sud.
Il reddito medio aggregato, invece, è più elevato per la classe centrale dove raggiunge i 134.073 euro rispetto alle altre 2 classi.
I commercialisti fino a 40 anni si fermano a 78.027 euro, mentre gli over-60 arrivano a 124.403 euro.
Per quanto riguarda il genere, i commercialisti maschi presentano un reddito medio aggregato pari a 144.508 euro rispetto a 82.236 euro per le donne.
I divari reddituali per età, genere e territorio
Lo Studio dei Commercialisti evidenzia che nell’analisi dei moltiplicatori per classi di età, appare ancora più evidente nell’analisi del divario reddituale intergenerazionale per classi di età e tipologia di studio.
Infatti, tale divario, pari a 45,2% per l’individuale, si riduce a 37,3% per l’aggregato rispetto a un divario totale del 53,8%.
Per quanto riguarda il genere, il divario reddituale a livello di studio individuale è pari al 36,2% e sale al 43,1% per lo studio aggregato rispetto a una media generale del 41,9%.
Questo vuol dire che, mentre la prima classe di età, con l’aggregazione professionale riesce a ridurre il divario, per le donne accade il contrario.
Infine, sul piano territoriale, il divario reddituale, calcolato facendo il rapporto tra Sud e Nord-Ovest, raggiunge una cifra molto elevata per lo studio aggregato rispetto all’individuale, praticamente il 66,6% rispetto al 47,9%, mentre il divario totale è pari al 59,8%.
Questo significa che l’aggregazione professionale al Sud ha una capacità molto bassa di sovra-performare rispetto a quanto avviene nelle Regioni settentrionali e in particolare in quelle del Nord-Ovest.
Le conclusioni
Lo Studio, in conclusione, evidenzia che l’analisi del moltiplicatore del reddito medio aggregato ha mostrato la capacità dell’aggregazione professionale di ottenere risultati migliori, nell’esercizio della professione di commercialista, rispetto all’esercizio della professione in forma individuale.
Tale capacità varia, però, in modo significativo rispetto all’età, al genere e al territorio in cui opera il singolo professionista.
Riferimenti normativi:
Sullo stesso argomento:Studio associato
Qual è l'indicatore introdotto dallo Studio dei Commercialisti per valutare le performance reddituali delle aggregazioni professionali?
L'indicatore introdotto dallo Studio dei Commercialisti è il 'moltiplicatore del reddito aggregato'.
A che valore è stato definito il moltiplicatore del reddito medio aggregato rispetto a quello individuale?
Il moltiplicatore del reddito medio aggregato rispetto a quello individuale è stato definito pari a 2,41.
Qual è stato il tasso di aggregazione per i commercialisti fino a 40 anni?
Il tasso di aggregazione per i commercialisti fino a 40 anni è stato del 8,2%, ben lontano dalla media nazionale del 20,1%.
In quale classe di età è stato registrato un reddito medio aggregato di 134.073 euro?
Un reddito medio aggregato di 134.073 euro è stato registrato nella classe centrale, per i commercialisti tra 41 e 60 anni.
Qual è il risultato principale che emerge dal documento 'L’effetto moltiplicatore delle aggregazioni professionali dei Commercialisti'?
Il risultato principale che emerge è che un commercialista che esercita la professione in forma aggregata dichiara un reddito professionale netto 2,4 volte più grande di un commercialista che esercita in forma individuale.