Commento
RIFORMA FISCALE

Delega fiscale: come cambierà la tassazione delle persone fisiche e delle società

di Saverio Cinieri | 7 Ottobre 2021
Delega fiscale: come cambierà la tassazione delle persone fisiche e delle società

Nel Disegno di legge delega di riforma del sistema fiscale, approvato dal Consiglio dei Ministri il 5 ottobre 2021, uno dei capitoli più importanti riguarda la revisione dell’attuale sistema di tassazione diretta. In particolare, si vorrebbero rivedere le attuali regole che disciplinano sia l’IRPEF che l’IRES, nel segno della semplificazione e dell’equità.
Intento molto ambizioso e ricco di incognite e difficoltà, considerata la complessità e la stratificazione di norme e regole che si è avuto nel corso degli ultimi anni.
Proviamo a tracciare le linee guida sulle quali il Governo dovrà intervenire con i decreti delegati, cercando di coglierne le tante criticità che si dovranno affrontare per giungere ad una riforma degna di tale nome.

L’IRPEF verso il passaggio al sistema duale: quali le novità?

Partendo dalla tassazione delle persone fisiche, e quindi, dall’IRPEF, è sempre più sentita l’esigenza di ridurre la pressione fiscale che in Italia, rispetto a ciò che accade in molti altri Paesi evoluti, è molto pesante.

L’intervento che, a dire il vero è già iniziato da qualche anno, consiste principalmente nella riduzione del cuneo fiscale, ovvero della tassazione del lavoro.

Tuttavia, non ci si vuole limitare solo a ciò: leggendo l’art. 3 della delega, è evidente che si punta su un sistema di tassazione c.d. “duale” dove:

  • da un lato si tassano, con la stessa aliquota, i redditi derivanti dall’impiego del capitale, anche nel mercato immobiliare, nonché i redditi direttamente derivanti dall’impiego del capitale nelle attività di impresa e di lavoro autonomo condotte da soggetti diversi da quelli a cui si applica l’IRES;
  • dall’altro lato si applica l’IRPEF, rivista secondo quanto si dirà appresso, a tutte le altre categorie di reddito.

Pertanto, si assisterà ad una più netta separazione tra i redditi di capitale e quelli da lavoro, laddove i primi saranno tassati con imposta (unica) proporzionale, mentre i secondi manterranno le regole di tassazione per progressività.

Da notare che il sistema, attualmente, è già impostato su un criterio duale, ma, almeno nelle intenzione del Legislatore, si punta a rendere il sistema più omogeneo, equo e semplice con la previsione di un’unica aliquota proporzionale per i redditi di capitale (a dire il vero è un intento che si sta perseguendo da qualche anno, laddove, molti dei redditi di capitale scontano l’aliquota unica del 26%) e l’alleggerimento, almeno per alcune tipologie reddituali, del carico IRPEF.

Infatti, come appena accennato, l’IRPEF andrà ridefinita attraverso la riduzione graduale:

  • delle aliquote medie effettive anche al fine di incentivare l’offerta di lavoro e la partecipazione al mercato del lavoro, con particolare riferimento ai giovani e ai secondi percettori di reddito, nonché per promuovere l’attività imprenditoriale e l’emersione degli imponibili;
  • delle variazioni eccessive delle aliquote marginali effettive (e cioè quelle derivanti dall’applicazione dell’Irpef senza tenere conto né dei regimi sostitutivi né delle detrazioni diverse da quelle per tipo di reddito).

Revisione delle detrazioni, deduzioni e agevolazioni fiscali

Un capitolo a parte della riforma dell’IRPEF riguarda la revisione delle “tax expenditures” ovvero del sistema delle detrazioni, deduzioni e agevolazioni fiscali. Anche questo è un tema sul quale si discute ormai da anni, ma, almeno fino ad ora, è sempre rimasto tra le “cose da fare”.

Si tratta di un lavoro complesso e delicato, considerato che tocca aspetti importanti della vita dei contribuenti quali la sanità, la famiglia e la casa, giusto per citare gli ambiti più importanti su cui intervengono le detrazioni e le deduzioni IRPEF.

Va però detto che, l’attuale sistema, per come si è stratificato, diventa sempre più ingestibile senza tener conto del fatto che spesso le risorse destinate a ciò si perdono in mille rivoli.

Allora cosa si può fare?

Sicuramente un intervento sensato è quello di rivedere una ad una le tax expenditures valutandone non solo l’aspetto finanziario ma anche e soprattutto il reale impatto che ha sui contribuenti in termini di utilità.

Ed è principalmente quello che si vuol fare con la riforma: si punta al riordino delle deduzioni e delle detrazioni IRPEF, tenendo conto della loro finalità e dei loro effetti sul piano della equità ed efficienza dell’imposta.

Riforma dell’IRES: tra unificazione dei criteri civilistici e fiscali e uniformità di tassazione per tutti

La riforma dell’IRES, imposta relativamente giovane rispetto all’IRPEF ma già bisognosa di alcuni ritocchi, si basa su alcuni ma significativi capisaldi.

Innanzitutto, si punta a eliminare il c.d. “doppio binario” civilistico-fiscale.

Come sappiamo, la determinazione del reddito d’impresa parte da un valore derivante dal bilancio civilistico che viene “rettificato” mediante l’applicazione delle norme di valutazione dettate dal TUIR e leggi collegate.

Ciò, evidentemente, crea uno scollamento tra il reddito civilistico e quello fiscale, laddove, spesso, lo stesso cespite ha un valore civilistico che è diverso da quello fiscale. Si pensi, ad esempio, all’ammortamento dei beni strumentali.

Per la valutazione delle quote di ammortamento, ai fini fiscali, si applicano i coefficienti contenuti nel D.M. del 1988 che, però, sono ben altro rispetto alla definizione di durata residua di un cespite contenuta nel codice civile.

Un intervento di riforma, pertanto, agirà proprio su questo aspetto: si vuole proseguire e rafforzare il processo di avvicinamento tra valori civilistici e fiscali e, per tenere conto dei mutamenti intervenuti nel corso degli anni nel sistema economico, i decreti delegati revisioneranno la disciplina delle variazioni in aumento e in diminuzione apportate all’utile o alla perdita risultante dal conto economico per determinare il reddito imponibile.

Ciò, però, costituirà solo un tassello di un disegno riformatore molto più ampio. Infatti, si intende garantire la coerenza complessiva del sistema di tassazione del reddito d’impresa con il sistema di imposizione personale dei redditi di tipo duale di cui si è detto sopra.

Conseguentemente, anche allo scopo di eliminare ostacoli alla crescita dimensionale delle realtà produttive più piccole, come si legge nella relazione illustrativa, “la delega fiscale ha come fine quello di giungere all’applicazione di un’unica aliquota proporzionale di tassazione dei redditi derivanti dallo svolgimento dell’attività d’impresa”.

Detto in altri termini, l’idea è quella di superare e limitare le distorsioni di natura fiscale derivanti dalla scelta di una forma giuridica rispetto ad un’altra (oggi, in tema di reddito d’impresa, le regole cambiano a seconda che si tratti di imprese individuali, tassate con l’IRPEF, società di persone, tassate per trasparenza o società di capitali, tassate con l’IRES), puntando sulla neutralità tra i diversi sistemi di tassazione delle imprese.

È una riformulazione, riveduta e corretta, della c.d. “IRI” introdotta dalla Legge di Bilancio 2017 e mai entrata in funzione a causa della sua complessità, tanto da essere abrogata due anni dopo.

Vedremo se questa volta si arriverà ad una forma di tassazione davvero equa e soprattutto semplice, esigenza quella della semplificazione del Fisco di cui si parla molto ma, purtroppo, si fa ben poco.

Riferimenti normativi:

Questo documento fa parte del FocusRIFORMA FISCALE