D. Dott. Virgillito, quale percorso l’ha portata a presiedere l’UNGDCEC?
R. Ho trascorso molti anni all’estero, dedicandomi all’attività accademica e scientifica. Il primo incontro con l’UNGDCEC è avvenuto circa quindici anni fa, quando ho iniziato a frequentare come associato e, successivamente, come responsabile della commissione scientifica, per poi ricoprire il ruolo di vice-presidente e presidente della sede di Catania.
Ho sempre trovato nell’Unione spazio per poter crescere, non solo professionalmente, maturando nel corso degli anni la consapevolezza che, pur mantenendo salda la propria identità associativa, sia necessario per l’Unione consolidare ulteriormente i rapporti con le istituzioni e le altre associazioni di categoria.
D. Qual è il suo giudizio sul percorso sin qui compiuto e sulle prospettive future dell’Unione?
R. In questi primi 180 giorni abbiamo preso parte al dibattito politico di categoria avendo chiara la nostra identità ed i nostri valori. Abbiamo ascoltato, dissentito ed espresso con trasparenza il nostro pensiero sui temi caldi della professione come, ad esempio, SAF, specializzazioni, dlgs 139, fattura elettronica, spesometro e digitalizzazione.
Nei prossimi 915 giorni dovremo fare i conti con il fatto che, secondo i dati del Consiglio Nazionale, per la prima volta i dottori commercialisti e gli esperti contabili iscritti all’Albo crescono ad un ritmo inferiore all’1%: i giovani sembrano sempre meno interessati ad intraprendere la nostra professione. In questo complicato scenario l’Unione intende dare un supporto tangibile ai suoi iscritti, con il progetto “Start-Up Unione”, pensato per abbattere una delle principali barriere all’avvio dello studio, ovvero i costi iniziali.
D. In cosa consiste “Start-Up Unione”?
R. Il progetto si sostanzia in un sistema integrato di convenzioni che tende ad azzerare le principali voci di costo: il software gestionale, l’assicurazione professionale e la connettività. Il costo mensile, per questo bundle di servizi riservato ai nostri associati, si attesta su tariffe inferiori a 100 euro al mese, contro le migliaia di euro di costi attuali.
La rete di partnership si amplierà ulteriormente nel corso dei prossimi mesi, consentendo l’accesso a condizioni particolarmente agevolate anche a quotidiani digitali, banche dati, formazione e tanti altri servizi utili a creare valore per i giovani Unionisti.
Non basta, vogliamo e dobbiamo fare ancora di più. Siamo fermamente convinti che solo quando tutti gli stakeholders di categoria inizieranno a dialogare in maniera continuativa e rispettosa dei reciproci ruoli e responsabilità si potranno generare percorsi di altissimo livello formativo, di dialogo politico e di agevolazione all’ingresso dei giovani nella professione. Si tratta di una partita tutta da giocare, che richiede una forte collaborazione e predisposizione all’ascolto da parte delle istituzioni e che potrebbe rivelarsi, se ben giocata, una chance di crescita per i futuri commercialisti.
D. Entriamo nel vivo del congresso di quest’anno.
R. Il convegno si articolerà su cinque tavole rotonde e una serie di workshop. In sintesi approfondiremo temi collegati a finanza, lavoro ed investimenti. Il filo conduttore che caratterizza i temi del congresso è la trasformazione digitale, che sta assumendo sempre più la dimensione di paradigma di riferimento dominante, spingendo verso una transizione dell’intero sistema produttivo a livelli strutturalmente più elevati di competitività.
Nella prima tavola rotonda discuteremo del “dottore commercialista interprete dello sviluppo economico”, proseguiremo parlando “dell’evoluzione della finanza” e ancora, “strumenti e strategie di sviluppo nelle scelte d’investimento”. Tema inedito nei congressi Unione, “il ruolo del dottore commercialista nella valorizzazione della risorsa lavoro”, e per concludere “i professionisti nell’era della blockchain”, una nuova opportunità di consulenza per i giovani commercialisti.
D. Ha suscitato scalpore e proteste l’iniziativa del CNDCEC di pubblicare sul sito istituzionale i nominativi dei professionisti che terminano con successo un corso SAF. Cosa può dirci in proposito?
R. Innanzi tutto occorre sottolineare che per le Scuole di Alta Formazione sono già in vigore regole particolari. Ad esempio, il nuovo regolamento per la formazione professionale ha recentemente disposto che solo i crediti formativi professionali acquisiti mediante la partecipazione ai corsi realizzati dalle SAF possono costituire una “riserva” da utilizzare per l’assolvimento degli obblighi formativi, riportandoli da un triennio all’altro. Si tratta, di fatto, di un ingiustificato “privilegio” riservato ai corsi organizzati da queste scuole rispetto a quelli erogati da qualsiasi altro ente formativo, comprese le Università o gli stessi Ordini. E’ evidente, quindi, che esiste una forte motivazione al sostegno del progetto SAF, mai messa prima in discussione dalla stragrande maggioranza degli ordini. E’ sorprendente che ciò avvenga oggi, in relazione a quest’ultimo tassello che oserei quasi definire “secondario”.
A mio personale giudizio sembrerebbe, più che altro, che sia iniziata, con smisurato anticipo, la campagna elettorale. Il tema delle specializzazioni è un tema ben più ampio e delicato, e si inserisce in un disegno complesso sul quale l’Unione Nazionale è intervenuta, sin dalla sua genesi, numerose volte: durata dei corsi, costo, modalità di accesso, disomogeneità qualitativa delle scuole e dei docenti, criticità legate alla necessità di rendere equo e trasparente il percorso. Si tratta di un progetto che andrebbe valutato sulla base del reale riscontro che sta avendo da parte del “mercato” e dei colleghi.
L’Unione Nazionale è il sindacato numericamente più rappresentativo e non può permettersi, semplicemente, di puntare il dito su ciò che non va, ma ha la responsabilità di farsi promotore di idee e soluzioni per migliorare i progetti in campo. I giovani dovrebbero costituire il fulcro di ogni ragionamento strategico che riguarda la politica di categoria.
D. A suo avviso il futuro del Commercialista è quello di una preparazione tematica specifica che vedrà il consulente “generalista” soccombere?
R. Il commercialista generalista è, di fatto, il profilo che incarna la stragrande maggioranza dei colleghi. Questo è un dato di partenza che non può essere sottovalutato o peggio ancora ignorato. E’ un profilo che più che “soccombere” deve essere orientato, in tempi rapidi, a evolversi. L’Unione da moltissimo tempo invita i colleghi più giovani, che si trovano ad affrontare un mercato sempre più deregolamentato e affollato, a formarsi ed aggiornarsi, a dominare e non subire i cambiamenti tecnologici. Occorre specializzarsi e sperimentare nuove forme di aggregazione, anche interprofessionale. Continueremo ad essere propositivi in questa direzione, spingendo i giovani verso una consulenza a maggior valore aggiunto. Oggi più che mai, infatti, nelle PMI traspare un nuovo “bisogno” di assistenza e consulenza strategica, di analisi sulle marginalità, controllo di gestione, internazionalizzazione e ricerca di nuovi mercati che difficilmente un approccio “tradizionale” alla nostra professione è in grado di intercettare.
D. Parliamo di digitalizzazione fiscale.
R. La rivoluzione digitale ha investito il fisco in maniera dirompente, aprendo un dibattito interno alla nostra categoria. Secondo molti, la principale minaccia costituita dalla progressiva digitalizzazione dei processi contabili e fiscali è la progressiva perdita di “valore” di attività che sono ancora oggi “di base”. A tutto ciò si aggiunge il fatto che l’Amministrazione Finanziaria continua a imporre ai Commercialisti di “intermediare”, sovraccaricandoci di adempimenti a ricavi zero, mentre solo con la digitalizzazione ha risparmiato oltre 2 miliardi di costi, che si sono tradotti, paradossalmente, così come asseverato da una recente ricerca della Fondazione del Consiglio Nazionale, in maggiori oneri per i nostri studi.
Il modo in cui è stato avviato il processo di digitalizzazione legato agli adempimenti antielusione è desumibile dall'Interrogazione parlamentare del 4 maggio 2017, dove a meno di un mese dall'originaria scadenza, si affrontavano le criticità relative alle modalità di trasmissione telematica delle liquidazioni periodiche IVA e si assicurava, a 27 giorni dalla scadenza, che i professionisti sarebbero stati messi in condizione di effettuare gli adempimenti previsti. Non volendo entrare nelle débâcle tecniche che hanno coinvolto il primo invio delle dichiarazioni periodiche, basti sapere che uno degli iniziali motivi di scarto segnalati era la mancata sincronizzazione con l’orologio dell’Agenzia delle Entrate; non è andata meglio con l'invio dei dati fatture del primo semestre. In quest’ultima occasione, tralasciando le problematiche relative alle violazioni della privacy, si è palesato che la piattaforma digitale dell'Amministrazione Finanziaria non era ancora in grado di ricevere la mole dei dati che avrebbe dovuto gestire.
Le gravi inefficienze riscontrate hanno obbligato, senza alcuna via d’uscita, i professionisti a sostenere rilevanti oneri per adeguamenti tecnologici per poter effettuare adempimenti imposti.
D. In questo scenario come si è mossa l’Unione?
R. Fin dall'uscita del D.L. 193/2016 , l’Unione ha segnalato sul tavolo tecnico del Mef, tenuto alla presenza anche di altre sigle sindacali, che l'impianto dei nuovi adempimenti, soprattutto con riferimento all'invio trimestrale (poi divenuto semestrale) era insostenibile, specialmente se collegato al percorso di semplificazione avviato. È stato anche rilevato che la mole dei dati richiesta fosse del tutto sproporzionata, rispetto ai risultati in termini di lotta all'evasione, in considerazione dei prevedibili aggravi di costo per imprese e professionisti.
Si badi bene, non siamo contro il processo di digitalizzazione, contestiamo però un processo di digitalizzazione portato avanti senza alcuna pianificazione strategica o, peggio ancora, con la presunzione che basti la previsione di una semplice norma ed una miriade di sanzioni, per implementare una processo di trasformazione tecnologica a dir poco epocale. È nostra opinione che l’evoluzione verso l’implementazione della fatturazione elettronica, dove il Fisco è comprimario e i veri protagonisti sono i professionisti, deve avvenire secondo i criteri della progressione, della condivisione e non dell’imposizione.
D. La tutela della professione, tra escapologi e affini. Quali sono le contromisure che è opportuno porre in essere?
R. Non credo che la soluzione, per tutelare la nostra categoria, sia semplicemente quella di inveire contro l’escapologo, che in sostanza, altro non è che uno scaltro imprenditore, che usa efficacemente la leva della comunicazione per vendere il “suo” prodotto. Sarebbe più conducente, per dare ai colleghi risposte e soluzioni concrete, chiedersi perché “esiste” quel “prodotto”, perché viene acquistato, da chi e, soprattutto, da dove deriva la sua popolarità. A mio parere tali personaggi di sorta “esistono” perché manca la percezione di ciò che veramente siamo.
Nell’esercizio della nostra professione ci confrontiamo con l’assenza di una reale regolamentazione del “mercato” e l’insufficiente affermazione del ruolo sociale ed economico che svolgiamo e della funzione di presidio alla legalità che incarniamo. Se vogliamo fermare il dilagante diffondersi del “marketing fiscale”, la proliferazione di albi, albetti e associazioni para-ordinistiche e la minaccia delle multinazionali che “insidiano” sempre più prepotentemente le nostre “quote di mercato”, dobbiamo con rapidità avviare una decisa azione di protezione, tutela e di valorizzazione delle nostre competenze distintive.
MySolution ha il piacere di stampare in esclusiva per i partecipanti al Congresso il contributo curato dalla Fondazione Centro Studi UNGDCEC dal titolo “I nuovi orizzonti della Finanza. Tra strumenti tradizionali e innovativi, come sviluppare e sostenere piccole, medie e grandi imprese e processi di investimento”.
Presso lo stand MySolution, sponsor dell’evento, potrai ritirare gratuitamente la copia omaggio del libro.

L’Unione, i giovani ed il futuro. Intervista al Presidente Daniele Virgillito
a cura di Sandra Pennacini | 12 Aprile 2018
Al via oggi e fino al 14 aprile il 56° Congresso Nazionale UNGDCEC. Il Congresso, che si terrà a Ragusa e Modica, ha quale tema centrale "Il Dottore Commercialista alla guida della ripresa economica del paese: opportunità in tema di finanza, lavoro e investimenti”. Abbiamo incontrato Daniele Virgillito - classe ’77, Dottore Commercialista, Dottore di ricerca in Economia Aziendale, Master SDA Bocconi in Management delle Imprese Sanitarie e Socio Assistenziali - da un anno alla guida dell’UNGDCEC, per fare il punto sui lavori dell’Unione e le prospettive della professione.
D. Dott. Virgillito, quale percorso l’ha portata a presiedere l’UNGDCEC?
R. Ho trascorso molti anni all’estero, dedicandomi all’attività accademica e scientifica. Il primo incontro con l’UNGDCEC è avvenuto circa quindici anni fa, quando ho iniziato a frequentare come associato e, successivamente, come responsabile della commissione scientifica, per poi ricoprire il ruolo di vice-presidente e presidente della sede di Catania.
Ho sempre trovato nell’Unione spazio per poter crescere, non solo professionalmente, maturando nel corso degli anni la consapevolezza che, pur mantenendo salda la propria identità associativa, sia necessario per l’Unione consolidare ulteriormente i rapporti con le istituzioni e le altre associazioni di categoria.
D. Qual è il suo giudizio sul percorso sin qui compiuto e sulle prospettive future dell’Unione?
R. In questi primi 180 giorni abbiamo preso parte al dibattito politico di categoria avendo chiara la nostra identità ed i nostri valori. Abbiamo ascoltato, dissentito ed espresso con trasparenza il nostro pensiero sui temi caldi della professione come, ad esempio, SAF, specializzazioni, dlgs 139, fattura elettronica, spesometro e digitalizzazione.
Nei prossimi 915 giorni dovremo fare i conti con il fatto che, secondo i dati del Consiglio Nazionale, per la prima volta i dottori commercialisti e gli esperti contabili iscritti all’Albo crescono ad un ritmo inferiore all’1%: i giovani sembrano sempre meno interessati ad intraprendere la nostra professione. In questo complicato scenario l’Unione intende dare un supporto tangibile ai suoi iscritti, con il progetto “Start-Up Unione”, pensato per abbattere una delle principali barriere all’avvio dello studio, ovvero i costi iniziali.
D. In cosa consiste “Start-Up Unione”?
R. Il progetto si sostanzia in un sistema integrato di convenzioni che tende ad azzerare le principali voci di costo: il software gestionale, l’assicurazione professionale e la connettività. Il costo mensile, per questo bundle di servizi riservato ai nostri associati, si attesta su tariffe inferiori a 100 euro al mese, contro le migliaia di euro di costi attuali.
La rete di partnership si amplierà ulteriormente nel corso dei prossimi mesi, consentendo l’accesso a condizioni particolarmente agevolate anche a quotidiani digitali, banche dati, formazione e tanti altri servizi utili a creare valore per i giovani Unionisti.
Non basta, vogliamo e dobbiamo fare ancora di più. Siamo fermamente convinti che solo quando tutti gli stakeholders di categoria inizieranno a dialogare in maniera continuativa e rispettosa dei reciproci ruoli e responsabilità si potranno generare percorsi di altissimo livello formativo, di dialogo politico e di agevolazione all’ingresso dei giovani nella professione. Si tratta di una partita tutta da giocare, che richiede una forte collaborazione e predisposizione all’ascolto da parte delle istituzioni e che potrebbe rivelarsi, se ben giocata, una chance di crescita per i futuri commercialisti.
D. Entriamo nel vivo del congresso di quest’anno.
R. Il convegno si articolerà su cinque tavole rotonde e una serie di workshop. In sintesi approfondiremo temi collegati a finanza, lavoro ed investimenti. Il filo conduttore che caratterizza i temi del congresso è la trasformazione digitale, che sta assumendo sempre più la dimensione di paradigma di riferimento dominante, spingendo verso una transizione dell’intero sistema produttivo a livelli strutturalmente più elevati di competitività.
Nella prima tavola rotonda discuteremo del “dottore commercialista interprete dello sviluppo economico”, proseguiremo parlando “dell’evoluzione della finanza” e ancora, “strumenti e strategie di sviluppo nelle scelte d’investimento”. Tema inedito nei congressi Unione, “il ruolo del dottore commercialista nella valorizzazione della risorsa lavoro”, e per concludere “i professionisti nell’era della blockchain”, una nuova opportunità di consulenza per i giovani commercialisti.
D. Ha suscitato scalpore e proteste l’iniziativa del CNDCEC di pubblicare sul sito istituzionale i nominativi dei professionisti che terminano con successo un corso SAF. Cosa può dirci in proposito?
R. Innanzi tutto occorre sottolineare che per le Scuole di Alta Formazione sono già in vigore regole particolari. Ad esempio, il nuovo regolamento per la formazione professionale ha recentemente disposto che solo i crediti formativi professionali acquisiti mediante la partecipazione ai corsi realizzati dalle SAF possono costituire una “riserva” da utilizzare per l’assolvimento degli obblighi formativi, riportandoli da un triennio all’altro. Si tratta, di fatto, di un ingiustificato “privilegio” riservato ai corsi organizzati da queste scuole rispetto a quelli erogati da qualsiasi altro ente formativo, comprese le Università o gli stessi Ordini. E’ evidente, quindi, che esiste una forte motivazione al sostegno del progetto SAF, mai messa prima in discussione dalla stragrande maggioranza degli ordini. E’ sorprendente che ciò avvenga oggi, in relazione a quest’ultimo tassello che oserei quasi definire “secondario”.
A mio personale giudizio sembrerebbe, più che altro, che sia iniziata, con smisurato anticipo, la campagna elettorale. Il tema delle specializzazioni è un tema ben più ampio e delicato, e si inserisce in un disegno complesso sul quale l’Unione Nazionale è intervenuta, sin dalla sua genesi, numerose volte: durata dei corsi, costo, modalità di accesso, disomogeneità qualitativa delle scuole e dei docenti, criticità legate alla necessità di rendere equo e trasparente il percorso. Si tratta di un progetto che andrebbe valutato sulla base del reale riscontro che sta avendo da parte del “mercato” e dei colleghi.
L’Unione Nazionale è il sindacato numericamente più rappresentativo e non può permettersi, semplicemente, di puntare il dito su ciò che non va, ma ha la responsabilità di farsi promotore di idee e soluzioni per migliorare i progetti in campo. I giovani dovrebbero costituire il fulcro di ogni ragionamento strategico che riguarda la politica di categoria.
D. A suo avviso il futuro del Commercialista è quello di una preparazione tematica specifica che vedrà il consulente “generalista” soccombere?
R. Il commercialista generalista è, di fatto, il profilo che incarna la stragrande maggioranza dei colleghi. Questo è un dato di partenza che non può essere sottovalutato o peggio ancora ignorato. E’ un profilo che più che “soccombere” deve essere orientato, in tempi rapidi, a evolversi. L’Unione da moltissimo tempo invita i colleghi più giovani, che si trovano ad affrontare un mercato sempre più deregolamentato e affollato, a formarsi ed aggiornarsi, a dominare e non subire i cambiamenti tecnologici. Occorre specializzarsi e sperimentare nuove forme di aggregazione, anche interprofessionale. Continueremo ad essere propositivi in questa direzione, spingendo i giovani verso una consulenza a maggior valore aggiunto. Oggi più che mai, infatti, nelle PMI traspare un nuovo “bisogno” di assistenza e consulenza strategica, di analisi sulle marginalità, controllo di gestione, internazionalizzazione e ricerca di nuovi mercati che difficilmente un approccio “tradizionale” alla nostra professione è in grado di intercettare.
D. Parliamo di digitalizzazione fiscale.
R. La rivoluzione digitale ha investito il fisco in maniera dirompente, aprendo un dibattito interno alla nostra categoria. Secondo molti, la principale minaccia costituita dalla progressiva digitalizzazione dei processi contabili e fiscali è la progressiva perdita di “valore” di attività che sono ancora oggi “di base”. A tutto ciò si aggiunge il fatto che l’Amministrazione Finanziaria continua a imporre ai Commercialisti di “intermediare”, sovraccaricandoci di adempimenti a ricavi zero, mentre solo con la digitalizzazione ha risparmiato oltre 2 miliardi di costi, che si sono tradotti, paradossalmente, così come asseverato da una recente ricerca della Fondazione del Consiglio Nazionale, in maggiori oneri per i nostri studi.
Il modo in cui è stato avviato il processo di digitalizzazione legato agli adempimenti antielusione è desumibile dall'Interrogazione parlamentare del 4 maggio 2017, dove a meno di un mese dall'originaria scadenza, si affrontavano le criticità relative alle modalità di trasmissione telematica delle liquidazioni periodiche IVA e si assicurava, a 27 giorni dalla scadenza, che i professionisti sarebbero stati messi in condizione di effettuare gli adempimenti previsti. Non volendo entrare nelle débâcle tecniche che hanno coinvolto il primo invio delle dichiarazioni periodiche, basti sapere che uno degli iniziali motivi di scarto segnalati era la mancata sincronizzazione con l’orologio dell’Agenzia delle Entrate; non è andata meglio con l'invio dei dati fatture del primo semestre. In quest’ultima occasione, tralasciando le problematiche relative alle violazioni della privacy, si è palesato che la piattaforma digitale dell'Amministrazione Finanziaria non era ancora in grado di ricevere la mole dei dati che avrebbe dovuto gestire.
Le gravi inefficienze riscontrate hanno obbligato, senza alcuna via d’uscita, i professionisti a sostenere rilevanti oneri per adeguamenti tecnologici per poter effettuare adempimenti imposti.
D. In questo scenario come si è mossa l’Unione?
R. Fin dall'uscita del D.L. 193/2016 , l’Unione ha segnalato sul tavolo tecnico del Mef, tenuto alla presenza anche di altre sigle sindacali, che l'impianto dei nuovi adempimenti, soprattutto con riferimento all'invio trimestrale (poi divenuto semestrale) era insostenibile, specialmente se collegato al percorso di semplificazione avviato. È stato anche rilevato che la mole dei dati richiesta fosse del tutto sproporzionata, rispetto ai risultati in termini di lotta all'evasione, in considerazione dei prevedibili aggravi di costo per imprese e professionisti.
Si badi bene, non siamo contro il processo di digitalizzazione, contestiamo però un processo di digitalizzazione portato avanti senza alcuna pianificazione strategica o, peggio ancora, con la presunzione che basti la previsione di una semplice norma ed una miriade di sanzioni, per implementare una processo di trasformazione tecnologica a dir poco epocale. È nostra opinione che l’evoluzione verso l’implementazione della fatturazione elettronica, dove il Fisco è comprimario e i veri protagonisti sono i professionisti, deve avvenire secondo i criteri della progressione, della condivisione e non dell’imposizione.
D. La tutela della professione, tra escapologi e affini. Quali sono le contromisure che è opportuno porre in essere?
R. Non credo che la soluzione, per tutelare la nostra categoria, sia semplicemente quella di inveire contro l’escapologo, che in sostanza, altro non è che uno scaltro imprenditore, che usa efficacemente la leva della comunicazione per vendere il “suo” prodotto. Sarebbe più conducente, per dare ai colleghi risposte e soluzioni concrete, chiedersi perché “esiste” quel “prodotto”, perché viene acquistato, da chi e, soprattutto, da dove deriva la sua popolarità. A mio parere tali personaggi di sorta “esistono” perché manca la percezione di ciò che veramente siamo.
Nell’esercizio della nostra professione ci confrontiamo con l’assenza di una reale regolamentazione del “mercato” e l’insufficiente affermazione del ruolo sociale ed economico che svolgiamo e della funzione di presidio alla legalità che incarniamo. Se vogliamo fermare il dilagante diffondersi del “marketing fiscale”, la proliferazione di albi, albetti e associazioni para-ordinistiche e la minaccia delle multinazionali che “insidiano” sempre più prepotentemente le nostre “quote di mercato”, dobbiamo con rapidità avviare una decisa azione di protezione, tutela e di valorizzazione delle nostre competenze distintive.
MySolution ha il piacere di stampare in esclusiva per i partecipanti al Congresso il contributo curato dalla Fondazione Centro Studi UNGDCEC dal titolo “I nuovi orizzonti della Finanza. Tra strumenti tradizionali e innovativi, come sviluppare e sostenere piccole, medie e grandi imprese e processi di investimento”.
Presso lo stand MySolution, sponsor dell’evento, potrai ritirare gratuitamente la copia omaggio del libro.
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