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L'Aidc scrive alla politica: "Dieci proposte per migliorare i vostri programmi"

di Michele Chicco | 26 Gennaio 2018
L'Aidc scrive alla politica: "Dieci proposte per migliorare i vostri programmi"

L'Aidc presenta le sue dieci proposte alla politica che si prepara a mettere a punto i programmi elettorali. Dalla necessità di elevare a rango costituzionale lo Statuto del contribuente, alla riorganizzazione delle commissioni tributarie. Nell'insieme ci sono tutti i progetti che in anni sono stati prodotti dall'associazione, definiti dal leader Andrea Ferrari "punti di buonsenso". Le idee riassunte a Milano vanno a toccare chirurgicamente le principali criticità del sistema italiano e hanno l'obiettivo ambizioso di spingere la politica a contenere la spesa pubblica e ad attivare politiche in grado di aumentare il tasso di occupazione italiano. 

Mettere al centro della scena politica il contribuente, uniformare la normativa, ristrutturare i processi tributari e ridurre le imposizioni fiscali. L’Associazione italiana dottori commercialisti ed esperti contabili lancia le sue proposte alla politica: nel mezzo della campagna elettorale, l’elenco in dieci punti presentato ieri a Milano dall’Aidc si pone come un utile strumento consegnato ai partiti alle prese con la stesura dei programmi. “Le nostre proposte si articolano su tre capitoli: razionalizzazione dell’impianto normativo tributario, controllo della spesa pubblica, misure incentivanti di carattere tributario”, spiega il leader dell’Aidc, Andrea Ferrari. Primo punto in agenda molto politico: elevazione a rango costituzionale dello Statuto dei diritti del contribuente.

Le misure sono definite “semplici, coerenti con le necessità del paese” e tutte sono presentate con le adeguate coperture finanziarie. In poche parole, sono “punti di buonsenso” che rappresentano un primo passo per snellire la giungla fiscale. Al di là dello Statuto del contribuente elevato a rango costituzionale - “una misura di civiltà” - l’Aidc punta a ridisegnare anche il contenzioso tributario, proponendo di spostare la competenza delle cause fiscali dal MEF al Ministero della Giustizia. Inoltre, vengono sussurrati interventi per ridurre l'imposizione fiscale e piccole suggerimenti per contenere la spesa pubblica. Questa la proposta dell'Aidc:

  1. elevazione a rango costituzionale dello Statuto dei Diritti del Contribuente;
  2. passaggio della competenza del contenzioso tributario dal MEF al Ministero della Giustizia;
  3. codificazione unitaria delle norme tributarie – elaborazione di tre testi unici: TUIR, TUIVA, TUIT e conseguente divieto di formulazione di leggi tributarie al di fuori di essi;
  4. istituzione permanente dell’Organo di controllo della spesa pubblica;
  5. obbligo di revisione contabile per tutti i soggetti beneficiari di contributi pubblici;
  6. acconto di imposta ad introduzione progressiva per le nuove attività di imprese e professioni, nella misura del 20% per ogni anno a decorrere dal primo anno di attività;
  7. riduzione al 50% dell’imposizione sul reddito incrementale di imprese e professionisti;
  8. riduzione fino al 50% dell’imposizione sul reddito incrementale per imprese e professionisti in proporzione all’incremento del costo del lavoro;
  9. abolizione dell’IRAP per l’esercizio in forma associata di arti e professioni mediante la valorizzazione del parametro individuale di ciascun associato;
  10. riduzione del 50% della ritenuta di acconto dei redditi per professionisti con dipendenti.

Il lavoro dell'associazione ha voluto anche mettere in risalto alcune contraddizioni del sistema tributario italiano. A partire dal sistematico mancato rispetto dello statuto del contribuente, per arrivare - ad esempio - alle commissioni tributarie da ripensare ex novo. Cadono sotto l'egida del Ministero dell'Economia, proprio come l'Agenzia delle entrate e le altre articolazioni dell'amministrazione finanziaria che sono controparte del contribuente nel processo tributario: "Una irrazionalità giuridica" che si risolve spostando il controllo delle commissioni, appunto, sotto la Giustizia.

Due proposte, invece, mettono nel mirino i conti dello Stato, perché - per dirla con Ferrari - "non si può parlare di imposte senza discutere di spesa pubblica". L'Aidc vuole l'istituzione di un organo di controllo che sul modello del commissario alla spending review possa esercitare vigilanza sulle spese sostenute dagli enti - centrali e periferici. Ma non solo perché, poi, al fine di limitare lo sperpero di denaro pubblico si propone di estendere la revisione contabile a tutti quei soggetti che - bontà loro - riescono a beneficiare dei contributi di pubblici: "Si rende indispensabile che l’istituto della revisione contabile, sancito per le società commerciali dimensionalmente rilevanti, venga esteso anche a tutti quei soggetti che, a prescindere dalle dimensioni, godano di contributi pubblici", scrive l'Aidc.

Insomma, il piatto delle proposte si presenta ricco e la politica potrà attingerne a piene mani - presenti infatti in sala il leghista Claudio Borghi e il deputato del Movimento 5 Stelle Daniele Pesco. Dal punto di vista della riduzione dell'imposizione fiscale, arrivano dalla Aidc cinque proposte e tutte hanno l'obiettivo di ridurre il prelievo fiscale e incentivare l'occupazione. "Le nostre - spiega Ferrari - sono misure che spingono a produrre nuovo reddito", come ad esempio la riduzione del 50% dell'imposizione fiscale sul reddito incrementale generato da imprese e professionisti in proporzione al costo del lavoro: una misura definita "meritocratica" in grado di premiare chi sceglie di migliorare la propria condizione, senza richiedere coperture particolari proprio perché destinata a incidere sulla ricchezza prodotta "in più" rispetto all'anno precedente.

Il lavoro presentato dalla Aidc punta a ritoccare il sistema fiscale italiano in maniera puntuale, agendo chirurgicamente su quello che non funziona. "È importante - ricorda Paola Piantedosi - che si intervenga a livello sistemico" per ristrutturare un insieme che oggi risulta essere troppo ingolfato. Del resto, le norme a tutela dei contribuenti - ricorda - "esistono, ma troppo spesso sono demandate alla discrezionalità" delle diverse commissioni. Allora ecco che diventa necessario intervenire sull'insieme.